IGRO – La psicoterapia della Gestalt nei Patti Educativi di Comunità

Antonio Ozzimo (IGRO)

Nome dell’autore

Durata 2 ore

Durata dell’intervento

IGRO - La psicoterapia della Gestalt nei Patti Educativi di Comunità

Il lavoro gestaltico all’interno dei patti educativi di comunità (patto* educativo è uno strumento che vede assieme Scuole, Enti Locali, Istituzioni pubbliche e private, le realtà operative nel terzo settore, le associazioni e anche i singoli cittadini, che operano assieme per creare l’alleanza educativa, civile e sociale, in attuazione di quei principi che assicurano la realizzazione dell’istruzione e dell’educazione) si apre a un confronto con una realtà complessa che include al suo intento minori in età evolutiva, le loro famiglie, gli educatori e la scuola, i servizi sociali e sanitari. Come entità a se stanti, queste strutture, le articolazioni territoriali all’interno delle quali gli individui vivono, fanno emergere tutta l’urgenza di un lavoro di riconnessione tra le organizzazioni territoriali e la persona con i suoi bisogni di inclusione, in luogo della separatezza, di appartenenza di fronte ai rischi di estraneità, di condivisione al posto della distinzione reciproca, soprattutto dopo un periodo di esclusione forzata dalla vita comune, dovuti alla emergenza sanitaria covid.
La capacità di distinguere i territori umani dalle mappe sociali in un approccio socio educativo di comunità attraverso il lavoro gestaltico richiede quella particolare disponibilità al contatto umano che tenga conto del funzionamento del livello intrapsicico (mondo interiore), della relazione in questo nell’ambiente (la relazione interpersonale) e della particolare realtà dell’ambiente in sé: la comunità in questione. Un patto, seppure educativo, origina da una condivisione. Si potrebbe dire di reciproca integrazione, avendo cura di non omologare le differenze individuali in categorie tranquillizzanti sul piano sociale. Diviene dunque fondamentale nel caso delle istituzioni educative, come la scuola a esempio, riprendere il dialogo con i bisogni degli educatori, riallacciando le fila della relazione educativa che necessita di un confronto franco piuttosto che della sola offerta di strumenti di intervento per bisogni educativi speciali. In questi momenti il lavoro di consapevolezza sul gruppo educativo riattiva un processo di integrazione dell’esperienza che permette a docenti e educatori di comprendere il senso del comportamento dei minori (e delle loro famiglie), con maggiore consapevolezza del loro sistema difensivo (la migliore possibilità di stare al mondo trovata in quel momento) e apre alla possibilità di assumere una presenza contemporaneamente attiva e non direttiva sui ragazzi. In particolare il lavoro gestaltico dà la possibilità di sviluppare una empatia positiva, sostenendo educatori, operatori sociali, referenti delle istituzioni nel comprendere e esplorare possibilità altre di intervento, evitando soluzioni approssimative che rischiano di tradursi in un percorso istituzionale già segnato per i minori e le loro famiglie. Di questa possibilità “altra” traggono beneficio, gli operatori quanto gli utenti, i minori e le loro famiglie, le équipe educative e i discenti, riaffermando il senso di una comunità che vive il presente in una prospettiva di condivisione umana.
Per ciò che riguarda il lavoro sociale di comunità il contributo offerto dal lavoro gestaltico permette di avvicinarsi alla dimensione dell’alterità senza rimanere invischiati nelle risonanze della precarietà delle famiglie, dei rischi evolutivi dei minori, delle rigidità organizzative delle istituzioni territoriali. L’approccio gestaltico consente di stabilire così una connessione tra bisogno e reali possibilità di ciascuno, evitando di cronicizzare una situazione assistenziale priva di libertà che in alcuni casi tende a confluire in un rapporto interminabile di reciproca dipendenza (spesso forzata) tra la persona e le istituzioni socioeducative del territorio.